…4 giorni di OKI® e poi?
L’ infiammazione è un fenomeno debilitante e doloroso ma anche necessario per il nostro organismo.
È infatti il risultato dell’azione corale di tutti i diversi elementi incaricati di difenderci dalle minacce esterne, i quali accorrono nella zona aggredita e scatenano complesse reazioni a catena, gestendo così i processi di difesa e riparazione.
Le zone infiammate si caratterizzano per dolore, gonfiore, arrossamento, calore e compromissione della funzionalità.
Il dolore è il nostro campanello d’allarme e promemoria, il gonfiore è causato dall’accumularsi degli elementi riparatori e arrossamento e calore sono causati da un aumento dell’afflusso di sangue proprio per trasportare questi elementi.
È quindi un prezioso meccanismo fisiologico coordinato dal sistema immunitario e può essere attivato da agenti meccanici, chimici o infettivi, ma dovrebbe rimanere operativo il tempo necessario a risolvere il problema per poi riassorbirsi naturalmente.
Cosa succede se questo non avviene?
L’infiammazione diventa cronica causando danni a tessuti e organi, anche in zone diverse da quelle colpite, tende perciò a divenire sistemica.
Inoltre, esistono purtroppo molti disturbi e patologie, dovuti a fattori ambientali e genetici, che causano infiammazione di tipo cronico che agiscono da concausa o possono venire slatentizzati da un’infiammazione acuta. Tra i fattori di rischio a questo livello, non bisogna sottovalutare nemmeno carenze nutrizionali dovute ad una dieta e uno stile di vita poveri di Vitamina D, Omega 3 e micronutrienti dalle spiccate proprietà antiossidanti come polifenoli e carotenoidi, e ricca invece di zuccheri, cibi raffinati, alcool e additivi di vario genere che sono invece pro-infiammatori.
Anche in questo caso l’organismo fa molta fatica a concludere il fenomeno infiammatorio e portarlo verso la sua naturale risoluzione attraverso l’attivazione di “messaggeri antinfiammatori”
Per gestire i disagi dell’infiammazione, troviamo in commercio i farmaci antinfiammatori.
Si dividono in due grandi gruppi, i FANS (Farmaci Antinfiammatori Non Steroidei) e i cortisonici.
I FANS sono ormai usati molto comunemente e nei dosaggi inferiori acquistabili liberamente anche senza ricetta medica.
Acido acetilsalicilico, ibuprofene, ketoprofene e diclofenac appartengono a questa classe.
Questi medicinali hanno però un’importante limite: possono portare effetti collaterali per lo più evitabili riducendo la terapia a pochi giorni.
L’azione farmacologica si svolge attraverso l’interferenza di queste molecole sull’azione di particolari enzimi che si trovano all’apice della risposta infiammatoria, andando a bloccarli.
Questi enzimi però non sono responsabili solo della formazione di elementi proinfiammatori ma anche di componenti che operano anche nei naturali e fisiologici meccanismi di funzionamento del nostro organismo.
Ecco perchè non è possibile impiegare questi farmaci per più di 4-5 giorni consecutivi.
Gli effetti collaterali di un uso prolungato sono importanti e anche molto gravi, comprendono ulcere della parete dello stomaco e dell’intestino, problemi cardiovascolari, danni epatici e renali.
Si tratta di eventi molto più diffusi di quanto si può pensare e che possono essere causati dall’utilizzo improprio che viene fatto di questi farmaci.
Infatti, è molto frequente che ne vengano sottovalutati i rischi e, soprattutto quando il dolore persiste, che i pazienti decidano in autonomia di proseguire la cura oltre i giorni indicati.
Talvolta vengono assunti quotidianamente a fine giornata per gestire tutti quei disturbi e dolori generati dall’affaticamento della giornata lavorativa.
Questo è sicuramente l’utilizzo più rischioso.
La natura per fortuna ci viene in aiuto nella forma di un albero e dei suoi estratti che vengono utilizzati da tempi antichissimi in molte civiltà, non solo a scopo rituale ma anche curativo.
Si tratta della Boswellia serrata, una pianta di incenso appartenente alla famiglia delle Burseraceae e diffusa nelle zone montuose dell’India, nelle regioni aride dell’Africa orientale, ma anche lungo le coste del mar Rosso, della Somalia e dell’Arabia meridionale.
Le radici del suo utilizzo sono custodite in un passato molto remoto in cui l’incenso ricavato da questa pianta veniva utilizzato proprio come rimedio antinfiammatorio e antidolorifico.
Già nel Papiro di Ebers, il trattato di medicina più antico al mondo e risalente a ben più di 3000 anni fa, si parla dei suoi utilizzi a scopo medicinale.
Nella medicina Ayurvedica, noto con il nome sanskrito Shallaki, ha un ruolo molto importante come antireumatico antidolorifico nelle infiammazioni articolari e muscolari, ma anche in quella europea veniva considerato rimedio contro la tosse, l’asma e gli stati febbrili.
In occidente il suo utilizzo si è perso in tempi più moderni, fichè a partire dagli anni ’90 si è riacceso l’interesse della comunità scientifica che ha portato sempre più evidenze sulla sua efficacia e sicurezza e sui meccanismi d’azione responsabili delle sue proprietà benefiche.
L’incenso, chiamato anche “olibano indiano” o “salai guggul”, si ottiene da una oleo-gommo-resina che fuoriesce da tagli praticati sulla corteccia dell’albero.
I componenti principali di questa resina sono gli acidi boswellici che sono anche i maggiori responsabili delle sue proprietà antinfiammatorie, assieme ai quali troviamoanche altri componenti altrettanto efficaci.
Si tratta di cembreni, oli essenziali, polisaccaridi e flavonoidi, come quercetina e rutina.
Le spiccate proprietà antinfiammatorie, antiossidanti, analgesiche e anche antidepressive rendono gli estratti di boswellia particolarmente efficaci in caso di problematiche normalmente trattate con i farmaci antinfiammatori.
Parliamo di disturbi e patologie che vanno dalle più comuni e lievi a quelle più debilitanti e soprattutto ricorrenti e croniche, quali:
- artrosi e artrite
- osteoartrite, artrite reumatoide e dolori osteoarticolari
- disturbi infiammatori del tratto digerente, compresi coliti ulcerose e morbo di Crohn
- in caso di allergie a carattere asmatico ed edemi
I principi attivi della Boswellia agiscono a diversi livelli nel complesso sistema integrato che è l’infiammazione:
- inibiscono enzimi pro-infiammatori, le lipossigenasi, simili a quelli interessati dai farmaci antinfiammatori
- inibiscono enzimi pro-ossidanti responsabili della produzione di radicali liberi
- svolgono azione immunomodulante e inibizione della produzione di messaggeri pro-infiammatori prodotti de elementi del sistema immunitario
- migliorano l’attività di importanti enzimi antiossidanti
- inducono messaggeri antinfiammatori capaci di contenere in maniera fisiologica la risposta infiammatoria
L’azione principale è svolta nei confronti della lipossigenasi.
Anche i FANS agiscono a questo livello ma su un gruppo di enzimi simili, le ciclossigenasi, responsabili anche della produzione di elementi fondamentali per la salute dell’organismo, in particolare protettivi della mucosa gastrointestinale e dei reni, ma anche del sistema cardiovascolare.
La soppressione dell’attività delle ciclossigenasi è responsabile dei gravi effetti collaterali che limitano l’utilizzo dei farmaci antinfiammatori per lunghi periodi, mentre l’inibizione delle lipossigenasi non comporta danni al normale funzionamento di altri organi e tessuti.
In generale non esistono controindicazioni all’utilizzo degli estratti di Boswellia, nemmeno per tempi prolungati.
Solo in rari casi e dopo uso prolungato ha portato eruzioni cutanee, diarrea e nausea.
Va evitata però in caso di terapie con anticoagulanti orali poichè grazie alle sue proprietà può potenziarne gli effetti causando emorragie.
Non è stata testata la sicurezza nelle donne in gravidanza ed allattamento quindi anche in questo caso se ne sconsiglia l’utilizzo.
Anche in pazienti affetti da tumori gli estratti della pianta possono fornire un valido supporto.
Sempre più studi e applicazioni stanno consolidando la sicurezza e l’efficacia della Boswellia in questo ambito, sia per l’azione diretta sulle cellule tumorali che come sostegno per la gestione degli effetti collaterali delle terapie oncologiche.
Ringraziamo a questo proposito la fondazione ARTOI, che si occupa di ricerca e divulgazione nell’ambito della prevenzione e del miglioramento della qualità di vita dei pazienti oncologici, per il raggiungimento della cura tramite lo sviluppo di trattamenti personalizzati.
Proprio nel loro sito abbiamo preso spunto per riportare le attività della Boswellia nell’ambito oncologico.